PELLEGRINAGGIO A BOSE


NOTE, CRONACA E RIFLESSIONI SUL PELLEGRINAGGIO A BOSE 


RIPORTIAMO IL TESTO DELL’INTERVENTO DI FR. ROBERTO

Forte come la morte è l’amore (Ct 8,6)

La comunione tra i santi
Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto. Tutto avviene a Betania (Casa dei poveri), un piccolo paese vicino a Gerusalemme nella famiglia di Lazzaro, dove a Gesù piaceva essere ospitato. Dovrebbe essere lo specchio delle nostre comunità, comunità povere, fatte di poveri che attendono tutto da Dio. Mentre molti sono a casa di Marta e Maria solamente per consolarle, Gesù vuole portare la vita alla comunità dei poveri. Egli si trova faccia a faccia con l’amicizia e la morte, con l’amore e il dolore, la vita e la morte, le due forze che reggono ogni cuore. Marta rimprovera dolcemente l’amico, va diritta al cuore di Gesù ed Egli si coinvolge fino a fremere, piangere, commuoversi, gridare come in nessuna altra pagina evangelica.
Ecco la comunione dei santi: la comunione tra le persone sante. Si tratta di una verità tra le più consolanti della nostra fede, poiché ci ricorda che non siamo soli ma esiste una comunione di vita tra tutti coloro che appartengono a Cristo. Una comunione che nasce dalla fede; infatti, il termine “santi” si riferisce a coloro che credono nel Signore Gesù e sono incorporati a Lui nella Chiesa mediante il battesimo (per questo i primi cristiani erano chiamati santi At 9,13.32.41). Quindi la comunione dei santi è una realtà innanzitutto di quaggiù, prima ancora che di lassù.
Gesù nel Vangelo di Gv, prega il Padre per la comunione tra i discepoli: “Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). La chiesa è comunione con Dio, familiarità con Dio, comunione di amore con Cristo e con il Padre nello Spirito Santo, che si prolunga in una comunione fraterna. Se siamo inseriti in questa fornace ardente di amore che è la Trinità, allora possiamo diventare veramente un cuore solo e un’anima sola tra noi, perché l’amore di Dio brucia i nostri egoismi, le nostre divisioni, i nostri peccati.
L’esperienza della comunione fraterna conduce alla comunione con Dio: la nostra fede ha bisogno del sostegno degli altri, specialmente nei momenti difficili. E se siamo uniti allora la fede diventa forte. È bello sostenerci gli uni gli altri nell’avventura meravigliosa della fede. Purtroppo la tendenza a chiudersi nel privato ha influenzato anche l’ambito della fede. Tutti abbiamo sperimentato insicurezze, smarrimenti, dubbi nel cammino di fede. In questi momenti è necessario trovare il coraggio e l’umiltà di aprirsi agli altri per chiedere aiuto. Questo significa COMUNIONE: comune-unione, una grande famiglia, dove tutti i componenti si aiutano e si sostengono fra loro.
Tuo fratello risorgerà. E Marta: “So che risorgerà nell’ultimo giorno”. Ma quel giorno è così lontano dal suo desiderio e dal suo dolore… Marta parla al futuro e Gesù riprende al presente pronunciando due tra le parole più importanti del vangelo: “Io sono la risurrezione e la vita”.
Io sono la resurrezione e la vita. Non dice “Io sarò la vita” in un domani lontano, ma qui adesso, al presente: Io sono. Il punto centrale è qui: l’antico modo di credere nella risurrezione solo alla fine dei tempi e quella nuova portata da Gesù che, fin da adesso, vince la morte. La resurrezione è presente nella storia qui e adesso. Prima viene la Risurrezione e poi la Vita e non viceversa. Risurrezione è un’esperienza che interessa prima di tutto il nostro presente e non solo il nostro futuro. A risorgere sono chiamati i vivi, noi, prima che i morti: a svegliarci e rialzarci da tutte le vite spente e immobili, pietrificate, a fare cose che rimangano per sempre. Noi siamo già risorti nel Signore; risorti dal non senso e dal disamore, che sono la malattia mortale dell’uomo. Prima viene questa liberazione, e da qui una vita capace di superare la morte.
Non basta credere nella resurrezione che avverrà alla fine dei temi, ma si deve credere che la Resurrezione sia già presente oggi nella persona stessa di Gesù e in quelli che credono in lui. Su questi la morte non ha più alcun potere, perché Gesù è la resurrezione e la vita, pertanto Marta, anche senza vedere il segno concreto della risurrezione di Lazzaro, confessa la sua fede.
Guarda come lo amava. Umano, umanissimo. Tutti piangono, per ben tre volte si dice che Gesù si commuove profondamente, quindi scoppia in pianto. Gesù si addolora (a volte addirittura si indigna) di fronte al mistero della sofferenza e della morte. Piange e le sue lacrime sono la dichiarazione d’amore a Lazzaro e alle sorelle. Dinanzi al pianto di Gesù, gli altri concludono: Guarda come lo amava. Questa è la caratteristica della comunità: l’amore mutuo tra Gesù e i membri della comunità. Dio piange e piange per me: sono io Lazzaro, io sono l’amico, malato e amato, che Gesù non accetta gli sia strappato via. Dalle lacrime di Dio impariamo il cuore di Dio: il nostro Dio non vuole la sofferenza e la morte, esse non rientrano nel suo piano e pertanto non possiamo pensare che sia Lui a provocare, a mandare sofferenza e morte! (questa è piuttosto un retaggio del paganesimo). Il perché della nostra resurrezione sta in questo amore fino al pianto. Risorgiamo adesso, risorgeremo dopo la morte perché amati.
Togliete la pietra Quante volte sono morto, quante volte mi sono addormentato, paralizzato, chiuso in me: era finito l’olio nella lampada, finita la voglia di amare e di vivere. Vi abbiamo messo una pietra sopra. Spesso giungiamo a dire: non mi interessa più niente, né di Dio, né di amare, né di vivere. A noi resta togliere la pietra affinché Dio ci doni la vita. “Signore già puzza… è di quattro giorni”. Ancora una volta Gesù la richiama alla fede qui e adesso come un segno della gloria di Dio.
Se crederai, vedrai. Prima si crede e poi si vede e non al contrario come saremmo soliti pensare… Noi abbiamo bisogno di vedere per credere ma solo credendo nel Risorto potremo vedere la resurrezione in noi.
Gesù nella sua preghiera, per primo ringrazia il Padre che ascolta sempre il grido del povero (Es 2,24:3,7).
Lazzaro vieni fuori! Ed egli esce avvolto in bende come un neonato. Morirà una seconda volta, è vero, ma ormai gli si spalanca davanti un’altissima speranza: Qualcuno è più forte della morte. Anche se non è ancora liberato per sempre dalla morte, viene liberato dalla paura della morte! Liberatelo e lasciatelo andare! Vieni fuori dal tuo piccolo angolo, liberati, sciogliti dai nodi della paura. Liberati da ciò che ti impedisce di camminare. E poi: lasciatelo andare: dategli una strada, orizzonti, persone da incontrare …
Esci, liberati, vai!
Risuscitati perché amati: il vero nemico della vita non è la morte ma il non amore. L’amore è capace di vincere la morte perché: “Forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti” (Ct 8,6). Noi tutti risorgiamo perché Qualcuno ci ama, come accadde a Lazzaro riconsegnato alla vita dall’amore fino alle lacrime di Gesù. Il miracolo della risurrezione di Lazzaro è stato fatto dall’amore; egli è circondato da una folla di persone che gli vogliono bene. La sua fortuna è l’amicizia, l’amore! È l’amore che vince la morte. Non è forse vero che ciò che rimane immortale, ciò che viene ricordato è il bene compiuto dalla persona amata? Non è forse vero che è ricordando il bene scambiato con la persona amata che quella persona rivive anche dopo la morte? Ciò che ricordiamo è l’amore scambiato e questo ricordo non morirà mai, perché l’amore è più forte della morte!!
Questa è la comunione dei santi, essa che si inizia a vivere quaggiù, va oltre la morte e dura per sempre. Questa comune-unione da vivere già fin d’ora quaggiù fra noi va al di là e continua nell’altra vita. È un’unione spirituale che nasce dal Battesimo e che non viene spezzata dalla morte, ma è destinata a trovare la sua pienezza nella vita eterna. C’è un legame indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Si tratta di un’unione spirituale indistruttibile; noi quaggiù sulla terra, insieme a coloro che sono entrati nell’eternità, formiamo una sola grande famiglia. Questa familiarità viene mantenuta per sempre. Questa comunione tra cielo e terra si realizza specialmente nella preghiera di intercessione, nella celebrazione eucaristica.
A noi dunque spetta solamente smuovere togliere la pietra; poi qualcosa comincia a germogliare, filtra un raggio di sole, un grido di amico spezza il silenzio, delle lacrime bagnano le mie bende… E ciò accade per segrete, misteriose, sconvolgenti ragioni d’amore: Dio in me, amore più forte della morte.

 

fr. Roberto Giacomazzi       Monastero di Bose

BOSE …veramente un posto magico,

Dove puoi trovare risposte
Oltre ad essere un bellissimo luogo,
che già da solo ispira,
i Monaci e le Monache della Comunità,
sanno aiutare molto bene.
Tutto questo nel rispetto delle persone
e come dicono loro “in punta di piedi “.
Daniela

Bose, sicuramente una esperienza unica e costruttiva, ma quello che tutti devono vedere è la grande e impagabile opportunità che abbiamo avuto tutti noi 16. Vivere a stretto contatto x due giorni, scambiare, a gruppi, a uno a uno, confidenze, riflessioni che ci hanno arricchito o alleggerito. Speriamo che ci siano prossimamente altri momenti e che il numero di presenze cresca.

Luigi
BOSE, natura sorridente
accoglienza generosa
amicizia più preziosa
sguardi di sorriso
profumo d’incenso
odore di buono
sapore d’immenso
cori di cielo
musica dell’anima.
BOSE, stupore di mistero
percezione di pace
prodigio delle gioie provate
tra le più alte.
BOSE, di sensazione in sensazione
il viaggio del dono
linfa vitale
speranza del poi.
BOSE, silenzio del mondo
canto dell’anima
urlo di ricerca d’Amore
di me, dei vivi, dei defunti, di Dio.
BOSE, magia della natura
risveglio della mente
benessere fisico
ringraziamento del cuore.
A BOSE un fine settimana
intessuto di brevi, caldi attimi di gioia.
Tutto presente, tutti presenti, anche gli assenti .
Con moto spontaneo dell’anima
ciascuno ha dato ad ognuno
un “pezzo della sua anima”,
così sento la mia, allargata.
Commossa, vi sento Amici,
VI VOGLIO BENE, …
Irma
CAMPANE DI BOSE
Alla variopinta conca smeralda della valle
Scendono i rintocchi delle campane di Bose
A richiamare le sentinelle dell’Aurora dell’Ave Maria del Vespro
Accorrono dal lavoro dallo studio dalla preghiera dall’accoglienza
Per l’incontro con Lui
Bianche tuniche silenziose
Dalle larghe maniche
Si raccolgono su file opposte
Nella chiesa monacale
Si volgono in profonda umiltà al Cristo Trionfante dalle grandi mani
I bronzi d’Appennino continuano a distesa per raggiungere lontane vette cangianti
per srotolare i loro accenti sulle “bose”
Ove sgorga ai piedi dei monti in cerca della luce
l’acqua precipite dal terreno permeato
fonti battesimali dell’Immacolata
per l’incontro con Dio di un uomo in una cascina cripiale
Gli squilli si prolungano in ogni dove gioiosamente solleciti incalzanti
Le campane timorose ammutoliscono
Scende il silenzio
Un lieve rintocco inizia le orazioni
I canti si elevano al Cielo
Claudio
Bose 18 e 19 aprile 2015
Si arriva e la prima cosa che si percepisce è il profumo. Un insieme piacevole, indecifrabile di diversi, delicati aromi.
Merito forse dei tanti fiori che costellano la valle.
Tutto è curato in ogni particolare, ma con sobrietà … dalle costruzioni, alla chiesa, agli arredi in legno massiccio.
Una bellezza semplice, essenziale, non artefatta ne pomposa.
Mi stupisce il numero dei monaci (circa 65 a Bose, un’altra ventina in altre sedi) e specialmente la giovane età di molti di loro.
E’ nelle celebrazioni che si riconoscono, quando vestono le loro tuniche bianche.
Le monache a destra dell’altare, i monaci a sinistra, stanno in fila rivolti verso il tabernacolo e rendono ancora più solenni ed intimi i momenti liturgici.
I canti sono quasi sempre accompagnati dall’organo o dalla cetra. Armonia intessuta a più toni o voci maschili alternate a quelle femminili, che ti portano in alto.
Ti pervade una grande pace, ti viene voglia di essere di Dio, di essere davvero Sua creatura, Sua figlia. Di vivere in totale fusione con Lui.
Avverti che c’è molto Altro rispetto a quello che gli occhi, i sensi ti rivelano, qualcosa di immensamente più grande e più bello.
Intuisci una Realtà Piena e Stupenda alla quale sei chiamato e di cui già ricevi un assaggio. Dove già dimorano i nostri cari. Ma, misteriosamente, sono presenti anche lì, con noi.
L’incontro a noi dedicato sulla Comunione dei Santi, è bellissimo.
Ne emerge la necessità di vivere già da qui sulla terra UNA COMUNIONE tra i credenti, tra le persone (“Da come vi amate vi riconosceranno”). Un inizio che proseguirà anche dopo e già esiste con chi ci ha lasciato (“Forte come la morte è l’amore”). Niente andrà perduto dell’amore che ci lega ai nostri cari defunti.
Noi che viviamo un lutto siamo spesso dei morti, siamo quasi pietrificati e Gesù PIANGE CON NOI, come davanti alla morte di Lazzaro e al dolore delle sorelle.
Così ci rivela il volto di un Dio che non vuole la sofferenza e NON ce la manda come punizione.
Ci chiede di credere che la Sua Risurrezione è per noi oggi, ci spinge a togliere la pietra che chiude il nostro sepolcro, che è la paura della morte. A lasciare entrare in questa tomba un raggio di luce che è Lui che viene a risorgerci e che può essere anche il sostegno, la parola di un amico.
Nel “pacchetto Bose” c’è anche il viaggio in pullman, andata e ritorno: un’occasione preziosa per conoscerci di più, per fraternizzare, per sostenerci, confidarci. Anche per ridere insieme.
Due giorni insieme a Bose, una boccata di ossigeno che desideriamo condividere con chi non ha potuto essere con noi. E che ci è mancato.
Maria Pia
Anche per noi è stato un pellegrinaggio molto ricco di una spiritualità mai sperimentata, che sicuramente arricchisce noi genitori nel nostro cammino di speranza.
Loris e Franca
Che meraviglia !!!!!! che belle sensazioni!
A Bose ci si va per tanti motivi: un luogo in disparte per riposare, una collina per pregare, una comunità per stare insieme, un luogo di ascolto della parola di Dio. Siamo andati e siamo stati accolti; ci hanno assegnato camere da letto semplici, belle, pulite che subito ci hanno dato un senso di pace e serenità; da qui si può abbandonare la vita di sempre e Si può perseguire la pace ascoltando Dio che ci ha attratto in questo silenzioso deserto. Possiamo aprire il nostro cuore e meravigliarci di questa comunità giovane e semplice. Riporto una frase che mi ha particolarmente colpita, trovata nella camera: “… Qui troverai cristiani di tendenza e di sensibilità diverse, uomini non credenti e anche uomini e donne con un tipo di vita che forse non approvi: cerca di vedere in essi il volto di Cristo, cerca di ascoltare tutti fino a capire ciò che più brucia nel loro intimo: Sono tuoi fratelli , uomini come te: se li ascolti non li troverai tanto diversi da sentirli avversari”. Durante il pranzo in comune abbiamo avuto la possibilità di conoscere altri pellegrini ……un rammarico: troppo poco il tempo. Ci torneremo non per evadere ma per riconfermarci nella fede di Dio
Graziella
Stare insieme a Bose per me ha significato: condividere il dolore nascosto o espresso, il silenzio, il desiderio di tornare a sperare
a sorridere, a gioire, il sentirsi compresi. Ho amato la compagnia di tutti, ho sentito il calore dell’amicizia e con le parole e col silenzio!
Sono stata contenta di ascoltare con voi la Parola di Dio, parola che non inganna e stare insieme nei momenti di preghiera e nei momenti dei pasti. Anche se la morte per me è sempre tremenda e mi procura angoscia, si è rafforzato in me il credo che Gesù è Vivo e anche i miei. Una volta dicevo voglio andare dove c’è Gesù, Giuseppe e Maria ora aggiungo e dove ci sono i miei cari e quelli dei miei amici, quali voi siete.
Adriana
La visita alla comunità di Bose è stata una bella esperienza che sicuramente servirà ad arricchire il cammino spirituale di ognuno di noi
Quello che personalmente mi ha colpito di più, oltre ai riti liturgici e agli incontri con i monaci, è la bellezza del posto con la pace ed il
Silenzio che lì si respira.
Come entri in questa oasi dello spirito ti senti abbracciare dall’amore del Padre che sembra dirti: figlio mio, perché corri, perché ti
Agiti? dimentica le tue pene io sono sempre con te, non ti abbandonerò mai. E così una profonda quiete entra in te facendoti
Sentire più sereno, ti fa dimenticare le tue angosce e ti fa dire: grazie Signore, è bello stare con Te.
Elena  

BOSE …veramente un posto magico,

Dove puoi trovare risposte
Oltre ad essere un bellissimo luogo,
che già da solo ispira,
i Monaci e le Monache della Comunità,
sanno aiutare molto bene.
Tutto questo nel rispetto delle persone
e come dicono loro “in punta di piedi “.
Daniela