A Matteo

Signore Tu mi hai dato un grande Dono.

Mi hai fatto diventare madre facendomi così conoscere ‘ il vero grande Amore’, un amore così grande che va oltre la propria vita.

Un bene che riprogetta la famiglia e tutto quello ruota intorno ad essa, scelte di vita con grandi progetti e sogni che nel tempo si sono più o meno realizzati.

E quando tutto procede come da copione’una telefonata! E’ successo quello che un genitore non pensa mai! A 33 anni il Dono è ritornato al Donatore!

Uno shock, dolore ‘..ma non rabbia!

Anche i tanti perché iniziali lasciano il posto alla consapevolezza che noi non siamo i registi della nostra vita ma attori.

Il cerchio della nostra famiglia come simbolo di unione e circolarità di vita familiare si è aperto portando dentro un grande vuoto e senso di solitudine. Un vuoto di carattere soprannaturale così grande che solo chi ha voluto questo può intervenire per rimarginarlo; E’ il Nostro Padre Celeste che è li con le braccia aperte pronte ad abbracciarci; E’ Lui che ci dice che non ci abbandonerà mai.

Ma in noi spesso prevale la nostra umanità e cerchiamo conforto in persone terrene, o nel troppo fare per non pensare.

Anche i rapporti con gli amici cambiano, quando si parla non sanno cosa dire, sono senza parole, hanno paura! Paura di dire cose che ti possono ferire oppure cadono in frasi scontate e impersonali! Così, per non metterli in difficoltà, il tema del lutto non viene mai argomentato, un atteggiamento che però alimenta in noi un grande senso di solitudine!

E’come se una madre non potesse mai parlare del Suo bambino, come va a scuola , della festa di compleanno ecc’

Noi abbiamo bisogno di parlare dei nostri figli, abbiamo bisogno di sentirli ancora parte della nostra vita.

Si evidenzia quindi la necessità di incontrare genitori con i quali condividere lo stesso destino!

Grazie ad un Sacerdote ci si mette in cammino.

Devo dire che il Signore ci vuole proprio aiutare. A due passi da casa c’è una Comunità pronta ad accoglierci.

Si stringono nuove amicizie, ci si frequenta e soprattutto si prega! E da questo stare insieme nella preghiera, dallo scambio di sguardi, dalle lacrime dai sorrisi dalle parole dette o non dette che ci rafforziamo e ci uniamo.

E’ la necessità di un rapporto affettivo carnale tangibile che unito alla relazione di dialogo con Dio ci fa sentire più vicini anche ai nostri figli che già vivono vicino a Lui con Lui per Lui.

Hanno solo cambiato casa! La casa celeste, la casa del Padre di tutti noi.

Se noi crediamo in questo siamo fortunati perché la fede, anche se pur ‘mistero’, ci da la speranza che un giorno li incontreremo, ma la fede attende una nostra risposta!

Nessun altro ci può sostituire perché la risposta è personale!

Preghiamo perché la vita eterna è già cominciata in ognuno di noi.

Un abbandono totale a Lui, nostro compagno di viaggio, attento ai nostri passi, soprattutto quando inciampiamo; ecco la Sua mano che ci aiuta ad alzarci e a rimetterci sul sentiero che ci porterà a casa dove ad attenderci troveremo i nostri figli, così il cerchio si tornerà a chiudere e riprenderemo insieme a loro a fare sogni e progetti”””’.

A.
Incontro di martedì 21 maggio 2013