MONS. SOLMI – INCONTRO SUL SINODO – 13 MAR 2015

 ARCIDIOCESI MODENA- NONANTOLA
 Ufficio Famiglia 

 


IL TESTO DELL’INCONTRO DEL 13 MARZO 2015 CON IL VESCOVO E PADRE SINODALE

MONS. ENRICO SOLMI

 
Centro Famiglia di Nazareth, Modena, 13 marzo 2015
 
Sinodo: perché?
 
Don Maurizio Trevisan
 
Il vescovo Antonio diceva di tornare al principio, al Matrimonio Sacramento e alla famiglia come Chiesa domestica. Rievangelizzare la famiglia significa dire che è bello fare famiglia. Essa è soggetto oltre che oggetto dell’evangelizzazione, essa è profezia. Infine la famiglia come soggetto sociale va proposta e sostenuta, nel campo del lavoro, dell’educazione.
 
In vista del Sinodo 2015, come Ufficio Famiglia abbiamo ricevuto molte risposte alle domande del questionario inviatoci. E’ stata compiuta una sintesi di circa 30 pagine, che verrà inviata a Roma.
 
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Mons. Enrico Solmi
(vescovo di Parma, presidente della Commissione episcopale permanente per la famiglia e la vita della Conferenza Episcopale Italiana)
 
Un venerdì di Quaresima come quello odierno credo faccia bene: la penitenza è assicurata. Giro per l’Italia per parlare di questi temi: si vede che molte persone vogliono fare penitenza.
So che nessuno è profeta in patria, mentre inizio a parlare qui a Modena.
Ringrazio il vescovo Antonio, che mi diceva quanto per lui fosse importante lo spazio tra i due Sinodi, spazio che lui assisterà dall’alto.
Mi avete chiesto di sviluppare il titolo “Sinodo: perché?”. Ho cercato di partire da un interrogativo.
Perché il Papa ha voluto il Sinodo. Ce lo dice quando torna dalla Terra Santa: lo Spirito Santo mi dice che dobbiamo parlare di famiglia; oggi la famiglia ha bisogno di tanti aiuti pastorali. La Commissione post sinodale aveva posto al Papa questa domanda sul perché il Sinodo fosse su questo tema. In Lineamenta 3 (L3) si dice che già il convenire sinodale della Chiesa è un elemento positivo iniziale, c’è un cammino insieme cum Petro e sub Petro, con il Papa e sotto il Papa. Ciò significa che quanto avviene nel Sinodo non può creare crepe nella comunità cristiana. Il Papa ha voluto il confronto e il dialogo.
 
Ci troviamo in un Sinodo che ha messo in rilievo la storia della nostra Chiesa italiana. Si sono raccolte in un’aula 250 persone, tra cui 130 presidenti delle Conferenze episcopali mondiali, i presidenti dei dicasteri della Curia, i primati delle Chiese cattoliche orientali, gli esperti (tra cui una coppia di sposi), e invitate 13 coppie di sposi, oltre a osservatori fraterni, sempre presenti ai lavori del Sinodo, così come il Papa. Il Papa era sempre presente e rimaneva in ascolto, sempre, tranne il giorno in cui ho parlato io (perché c’era un’udienza, o almeno spero). Ciascuno dei vescovi aveva 4 minuti per presentare un intervento preparato in precedenza. Si poteva rispondere-ribadire con altri 4 minuti pomeridiani. Si sono avuti oltre 280 interventi. A questo ha fatto seguito il lavoro di gruppo, in circoli minori raccolti su basi linguistiche (o anche di preferenze). Io ero in Italicus I. Questo ha evidenziato la ricchezza della Chiesa italiana sulla pastorale. Altre Chiese avevano avuto altre storie, noi come esperienze siamo avanti. Anche la testimonianza della Regione Emilia-Romagna mostra testimoni del progresso della pastorale della famiglia.
Il Sinodo ha evidenziato la difficoltà a fare pastorale familiare, che si trova incentrata sul valore della relazione, marito-moglie, genitori-figli, ma anche sposi-sacerdoti. Più di altre pastorali essa richiede attenzione alla relazione.
Il Sinodo ha evidenziato un carattere di provvisorietà della pastorale familiare. In Italia ciò si vede bene. La pastorale ha alternato momenti felici ad altri, rimanendo legata più a carismi di singole persone che a un cammino di tutta la Chiesa.
Le attese come Chiesa dell’Europa e dell’opinione pubblica sono state immediatamente ridimensionata. Si entrati al Sinodo come se si dovesse andare a un Referendum. Comunione sì o no ai divorziati risposati?
Una mano l’hanno data alcuni teologi che hanno pubblicato elaborazioni sul tema. Si è invece visto che la Chiesa è ben più grande dell’Italia o dell’Europa, vi sono temi più grandi.
Il Sinodo era relativo alle sfide pastorali. II padri sinodali ci hanno presentato la situazione delle famiglie tradizionali. I mass-media anche cattolici hanno fatto scivoloni. La famiglia basata su uomo e donna e aperta alla vita è la famiglia NATURALE e non TRADIZIONALE. La famiglia tradizionale è quella legata a una determinata cultura. Ad esempio realtà africane con poligamia(in merito, un vescovo ivoriano ha detto: “Per avere più mogli occorrono soldi, di soldi ce ne sono sempre meno, e così il tema poligamia si ridurrà da solo”), matrimonio a tappe, matrimonio combinato (es. India), etc. Vi è spesso una presenza significativa della famiglia in alcuni di questi matrimoni. Questi caratteri ci hanno aperto l’orizzonte. In questo orizzonte si sono scagliati problemi forti, come la guerra, la persecuzione, le malattie, le povertà. Molti giovani in questi contesti si vorrebbero sposare presto ma fanno fatica. Abbiamo trovato questi temi nei discorsi del Papa, dopo il Sinodo, ad esempio per quanto riguarda la persecuzione. Si è parlato di colonialismo culturale, cioè una modalità di percepire il matrimonio, e la teoria del gender, la pianificazione familiare, come realtà imposte da una certa parte del mondo a quella parte del mondo che tende spontaneamente a rigettarle. Anche del gender ha parlato il Papa, dicendo di scuole che dovevano adottare determinati percorsi educativi per poter ottenere ad esempio 400000 dollari. Gender e omosessualismo sono rigettati in molti contesti culturali, ad esempio africani.
(N.d.R. 1, Papa Francesco nell’Incontro con le Famiglie a Manila, il 16 gennaio 2015, ha detto: “Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche. Esistono colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia. Non nascono dal sogno, dalla preghiera, dall’incontro con Dio, dalla missione che Dio ci dà, vengono da fuori e per questo dico che sono colonizzazioni. Non perdiamo la libertà della missione che Dio ci dà, la missione della famiglia. E così come i nostri popoli, in un momento della loro storia, arrivarono alla maturità di dire “no” a qualsiasi colonizzazione politica, come famiglie dobbiamo essere molto molto sagaci, molto abili, molto forti, per dire “no” a qualsiasi tentativo di colonizzazione ideologica della famiglia.”).
(N.d.R 2, Papa Francesco nell’intervista all’emittente messicana Televisa, il 13 marzo 2015, ha detto: “Abbiamo un problema molto serio che è quello della colonizzazione ideologica sulla famiglia. Per questo ne ho parlato nelle Filippine perché è un problema molto serio. Gli africani si lamentano molto di questo. E anche in America latina. E a me è successo una volta. Sono stato testimone di un caso di questo tipo con una ministro dell’educazione riguardo l’insegnamento della teoria del “gender” che è una cosa che sta atomizzando la famiglia. Questa colonizzazione ideologica distrugge la famiglia. Per questo credo che dal sinodo usciranno cose molto chiare, molto rapide, che aiuteranno in questa crisi familiare che è totale.”).
Si è parlato di contesto post-comunista. Parlando di matrimonio civile alla votazione non si sono raggiunti i due terzi: vi sono ancora retaggi sul matrimonio civile.
Si è poi parlato della post-modernità e del post-cristianesimo. Vescovi dell’Olanda, etc. dicevano: “Voi non siete arrivati dove siamo arrivati noi”, ed esortavano a grande chiarezza dottrinale su tanti temi. Essi sono aperti a tutti, ma desiderano essere chiari nell’esprimersi. Per esempio facendo andare tutti dal sacerdote per l’Eucaristia e lasciando con le braccia conserte sul petto senza riceverLa coloro che sono divorziati risposati.
Si è parlato del contesto dell’Estremo Oriente. Tutto ciò ci ha portati ad avere un’idea della molteplicità delle situazioni nel mondo.
Anche sui temi più delicati abbiamo visto la presenza di visioni diverse.
Lo stile del Sinodo è stato quello dell’ascolto. Ora media alla mattina, seguita da riflessione di un padre e testimonianza di una coppia. Ogni giorno iniziava dunque con ascolto della Parola e testimonianza della vita.
Il Papa si è introdotto con parole franche, dicendo che aveva saputo che alcuni cardinali avevano taciuto per non dispiacere al Papa: “Così non si fa” ha detto Francesco.
Tutti si sono espressi, con toni diversi, ma mai come li hanno riportati i mass-media.
Alla sera mi capitava di leggere un giornale diffuso in tutta Italia e mi chiedevo: “Siamo andati allo stesso Sinodo?”.
Il Sinodo vive di una sfida che ha fatto a se stesso. Il Papa ci ha messo la faccia e la credibilità della Chiesa, associando al desiderio la trasparenza che ha voluto fin dall’inizio, rendendo visibili anche i voti durante il Sinodo.
 
Linee del Sinodo.
La prima è “annunciare a tutti il Vangelo del Matrimonio”, cercando quello che è buono e unisce. Non vi alcuna situazione, anche “estrema”, che non sia luogo di annuncio di questo Vangelo. La Chiesa è in uscita e va a cogliere tutte queste situazioni.
Qui colloco uno dei primi interventi del Sinodo, uno dei più discussi. Il card. Schönborn, di Vienna, è partito dalla testimonianza, dicendo: “Il giorno più brutto della mia vita è stato quando mio padre mi ha detto che si separava da mia madre”. Ha poi detto che la Verità di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica, tuttavia si trova lo Spirito Santo, anche se non in forma piena, anche in altre comunità ecclesiali, protestanti, ortodosse, e in altre forme di religione. La Verità dunque sussiste nella Chiesa cattolica, ma lo Spirito in parte è anche altrove. Lo stesso si riscontra nel Matrimonio. La Verità è nel Matrimonio-Sacramento, ma lo Spirito è anche in altre unioni, matrimoni civili, etc (N.d.R.: non sono state nominate le unioni tra persone dello stesso sesso). La Chiesa deve cogliere le forme di bene, vivendo la misericordia di Dio, che è rivolta a tutti. Questa è la Chiesa in uscita che vuole Papa Francesco. Portare a tutti il Vangelo del Matrimonio, cogliendo quello che è buono e unisce, certamente nella Verità di Cristo e nel discernimento.
Mettere al centro la famiglia. La pastorale della Chiesa deve rivedersi e riadattarsi, senza intervenire a intermittenza. Nei Lineamenta si dice che non si può ripartire da zero, non tenere conto di ciò che ha detto il Sinodo. C’è un grande auspicio: che ciò venga colto dal mondo civile dal mondo politico.
Il Sinodo sottolinea il carattere pedagogico del Vangelo del Matrimonio. Ci si inserisce in un continuum che è la tradizione della Chiesa. Il messaggio sinodale si colloca nel messaggio del Matrimonio che la Chiesa ha sempre attuato. Si originano due problemi. Uno teologico: lo sviluppo del dogma. La rivelazione di Cristo rimane se stessa, come un bambino, ma un bambino che cresce. La Chiesa con lo Spirito consente una maggiore comprensione del dogma. Il problema è fino a che punto la Chiesa può intervenire sulla comprensione del Sacramento-Matrimonio, ad esempio giungendo a far vivere l’Eucaristia a divorziati risposati. Secondo punto: cos’è il Matrimonio-Sacramento? Questa realtà va a tradursi nelle varie culture, si inserisce nei contesti storici e nelle culture. La riflessione è quella di essere attenti a non buttar via il bambino con l’acqua sporca. L’essenziale non può cambiare.
Altra riflessione: il Matrimonio aiuta la Chiesa a scoprire il suo volto.
La via del male la percorre chi fa aborto, la via del bene la fa chi rispetta la vita. Così si esprime la Chiesa, famiglia di Dio.
Oltre a questo continuum dottrinale, vi deve essere un continuum nella pastorale familiare.
Invito a leggere in modo trasversale il Sinodo con la parola “giovani”. Il Sinodo va letto con questa parola.
Se entriamo in medias res nel Sinodo vediamo che la Chiesa deve essere in uscita per e con le famiglie, andando alle periferie. C’è chi ha riscontrato in Evangelii Gaudium sette modi diversi di intendere le “periferie” da parte di Papa Francesco, ma questo non deve crearci problema. Tante domande sui temi sensibili hanno preso vigore. Se una persona è in crisi deve poter entrare in una comunità cristiana senza sentirsi esclusa.
Il Vangelo del Matrimonio è un faro e una fiaccola. E’ un faro sicuro, che ci fa vedere dove siamo. Ma questa luce deve anche diventare fiaccola, deve venire portata per portare luce dappertutto. La luce della Verità deve venire portata dappertutto dalla fiaccola della misericordia. Verità e misericordia non sono contrapposte, ma si completano.
Le domande 28-29 del Questionario si riferiscono ai percorsi di preparazione al Matrimonio. Si deve sostenere la fede delle persone, che nei percorsi può accendersi. A Parma cerco di dare ai corsi un’estensione annuale, camminando con l’anno liturgico, pur mantenendo lo stesso numero di incontri. Mi vogliono sparare, ma continuiamo, questo serve ai giovani.
E’ necessario prestare attenzione al matrimonio civile, percorrendo sentieri poco battuti. A Modena in realtà questi percorsi si sono svolti, ad esempio con l’attenzione alle famiglie ferite. Prima vi erano situazioni difficili, irregolari, etc. Nel Sinodo al n. 52, che non ha avuto la maggioranza dei due terzi, viene riportato il termine “feriti”. E’ emersa la posizione del card. Kasper, che vuole la Comunione eucaristica per persone divorziate risposate. E’ emersa la posizione ortodossa, che ha convissuto con la cattolica nell’unica Chiesa dei primi mille anni di storia dopo Cristo: vi è possibilità di Comunione anche per seconde, terze, etc. nozze; in essa emerge l’idea della misericordia. Una terza proposta, a mio avviso la più percorribile, è quella di prendere Familiaris Consortio n. 84, che prevede un percorso penitenziale serio per tornare alla Comunione eucaristica.
Il Sinodo si è soffermato molto sulla fede. Familiaris Consortio dice chiaramente di non misurare la fede. Il card. Müller avverte che però negli ultimi anni il tema fede è cambiato fortemente. La chiarezza sulla fede presente è essenziale per la verifica dei Matrimoni nei Tribunali ecclesiastici. Personalmente ho votato contro alla semplificazione dei processi per la nullità proposta dal Papa (si sarebbero creati problemi maggiori delle attuali complicazioni).
Veniamo al punto delle “famiglie con persone con tendenze omosessuali” (D40) e chiariamo subito. Non si parla di famiglie gay, anche perché non sono famiglie. La famiglia è l’unione tra un uomo e una donna aperta alla vita, quelle tra persone dello stesso sesso saranno al più unioni.
Si parla di persone con tendenze omosessuali nelle famiglie. Il Papa parla di rispetto, accoglienza e vicinanza. Introduco anche il tema, nuovo in questo contesto, della trasmissione della vita. Dobbiamo cogliere nello spirito il cuore dell’Humanae Vitae, facendo una catechesi rassicurante in ordine alla trasmissione della vita. Il Sinodo dà questo compito a tutta la Chiesa, e non solo ai preti e men che meno alle suore.
Il prossimo Sinodo è sull’identità e missione della famiglia in ordine all’evangelizzazione.
 
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DOMANDE
 
DOMANDA 1
Con l’individualismo spietato diventa difficile vincere l’egoismo. Molte persone nella famiglia o nella comunità fanno del bene ma non danno niente, non mettono se stessi, vogliono una gratificazione.
 
DOMANDA 2
Si è parlato, nel tema formazione, delle famiglie in crisi, per aiutare le famiglie anche prima che giungano a momenti di crisi e perché vi siano altre famiglie a sostenere?
 
Si è parlato di come la Chiesa possa essere vicina alle coppie in crisi. Vi era una coppia del cammino Retrouvaille. Il tema è stato sfumato ponendosi la domanda di come la comunità possa accompagnare una famiglia nei suoi momenti di difficoltà. Sono emerse esperienze leggendo le relazioni dei circoli minori, notando che si tratta di un tema diffuso in varie aree geografiche.
 
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DOMANDA 3
Rilancio l’idea della visione della Chiesa latina e di quella della Chiesa orientale. Noi spesso confondiamo la materia giuridica con qualcosa di più profondo.
 
DOMANDA 4
Confrontando le diverse culture e il nostro concetto di famiglia naturale siamo aiutati a cogliere che cos’è il Sacramento del Matrimonio? Noi occidentali siamo aiutati in questo confronto a cogliere cos’è il Sacramento del Matrimonio?
 
Discorso lungo, ma rimaniamo legati al Sinodo. Sono emerse le visioni orientali. Sono emersi i sacerdoti sposati, i preti sposati e divorziati. Naturalmente le problematicità pastorali sono rilevanti. Ciò si verifica nell’ortodossia (non quella monastica). E’ emersa una riflessione sul valore cattolico della fedeltà, legata all’indissolubilità del Matrimonio, a fronte della prassi ortodossa che parte dalla misericordia di Dio e che rende debole il Matrimonio, giungendo a forme di divorzio accelerato. E’ una modalità che rischia di essere un abuso. Il carattere dei matrimoni tradizionali aiuta a cogliere l’essenziale del Sacramento del Matrimonio. Cogliamolo in due prospettive. Il matrimonio della Chiesa antica si celebrava come lo celebravano altri. A Roma era così, esternamente il rito era come quello civile, ma il Matrimonio era celebrato tra due Battezzati, dunque due Battezzati fanno Sacramento. Il Concilio di Trento si riferisce a Ef 5, il Matrimonio si innesta in Cristo e la Chiesa. Ciò si inserisce in ogni cultura, purificando l’amore naturale da forma che vanno purificate ed elevandole alla grazia del Sacramento. In queste culture, compresa la nostra, cogliamo aspetti positivi e aspetti che vanno innervati dalla grazia del Signore. Ciò ci dice caratteri antropologici e sociali importanti del Matrimonio. In tutte le culture del mondo il matrimonio è pubblico, ovunque si rifiuta il matrimonio tra consanguinei e l’incesto. Tutto ciò dice che esso ha un carattere sociale e non privato, al di là delle problematiche sanitarie tra consanguinei.
Il Sinodo ha anche detto ai teologi: svegliatevi. Certe tematiche sono lasciate latitanti nello studio della teologia.
 
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DOMANDA 5
Dire che anche per la Comunione spirituale servono requisiti non crea problemi dottrinali?
 
DOMANDA 6
Un chiarimento: nel Sinodo si è detto che è necessario il rispetto, etc. è nei confronti della persona con tendenze omosessuali o del comportamento di questa?
 
DOMANDA 7
Quanto è prezioso il lavoro di chi lavora con i fidanzati per la preparazione al Matrimonio e quanto avremmo da ripensare su questo, anche a Modena. Dobbiamo darci questo prossimo obiettivo.
 
DOMANDA 8
Uguale a domanda 7: prevenire è meglio che curare.
 
Relativamente a comunione spirituale, il card. Kasper ha posto questa domanda. Cerchiamo di affrontare problemi, più che avere soluzioni a tutto. Vi sono varie domande aperte, ad esempio le condizioni per poter ricevere la comunione sacramentale oltre che spirituale. La riflessione teologica è giusta e doverosa, e va fatta sub Petro e cum Petro, ma su essa non si fonda il comportamento. Il Papa esorta a parlare con franchezza, anche col rischio di creare situazioni aperte.
 
Quando si è parlato di teoria del gender, io ne ho parlato in ordine al colonialismo culturale. Il gender indica sostanzialmente che la persona può decide chi essere, al di là del suo essere uomo o donna. Vari padri hanno visto che ciò viene imposto in modo diretto e indiretto a culture che sono fuori da questo contesto. Essa è peraltro assolutamente da confutare anche nella nostra cultura.
Quando si è parlato di persone con tendenze omosessuali si cerca di cogliere il fatto che verso di esse dobbiamo andare per evangelizzare. Non si è dato di approvare il comportamento di queste persone.
 
Relativamente alla formazione dei fidanzati. Come Chiesa italiana portiamo grandi esempi ma anche discontinuità.
 
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DOMANDA 9
Questo Sinodo ci ha aperto gli occhi sul fatto che il mondo è grande. I media italiani continuavano a parlare dei soliti due o tre argomenti. Forse allora non dovranno saltare fuori risposte chiare e precise per noi. Sicuramente la paura sta prendendo il sopravvento. Il problema è più per i giovani, attanagliati dalla paura del non farcela, la paura economica, del lavoro. Essa è contraria alla fede. Il ragionamento sul Matrimonio dovrebbe essere una grossa spinta a riscoprire la fede.
 
DOMANDA 10
Come viene percepita la fede in altre parti del mondo? Spero che essa sia unitaria: il nostro Dio è lo stesso Dio, anche se la fede viene vissuta in modo diverso. I percorsi per fidanzati servono per la riscoperta della fede, lo viviamo nella nostra esperienza di animatori. I fidanzati riscoprono la fede, anche mediante il piccolo esempio che possiamo dare come coppie cristiane. Quali orientamenti ci possono venire dati?
 
DOMANDA 11
Le realtà aperte sono ancora tante. L’anno che ci separa dal Sinodo 2015 è lungo, non si è tenuto conto del fatto che tante questioni creano disorientamenti nel popolo di Dio. Non si deve dare spazio alla domanda di Pilato: “Che cos’è la verità”, altrimenti è la fine.
 
DOMANDA 12
Il Questionario come è stato pensato? Ci sono 46 domande teoriche, che diventano de facto quasi 200.
Non è che ne avete proposte così tante per portarci allo stremo e non farci rispondere?
 
DOMANDA 13
Due poli, se ho capito bene: da un lato l’attenzione a situazioni problematiche, convivenze, etc., che sono la realtà più frequente, in passato viste come “incidenti”. Quali sono i valori positivi? Colgo l’invito all’accoglienza, all’attenzione. L’altro polo: riscoprire il Matrimonio. Fino ad ora siamo stati teorici, come Chiesa si vive nel mondo, ci deve essere il vissuto, per poi testimoniare.
 
Rilancio soltanto. Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre. E lo stesso vale per il Vangelo del Matrimonio. Questo non significa che il discorso è chiuso, ma che il Vangelo è vivo. Anch’io vivo il Sacramento dell’Ordine, lasciandolo penetrare dalla luce dello Spirito. La vita lo illumina. Noi annunciamo un Vangelo che ci è stato dato. Gli orientamenti sono quelli: fedeltà al Vangelo del Signore e creatività dello Spirito Santo.
E’ un rischio mettere davanti la problematicità e fare uscire da scomparti tecnici certi temi. Credo però che anche questo, se colto bene, possa diventare una ricchezza. Il rischio di creare uno sconcerto c’è. Esso deriva da una non conoscenza diffusa del Matrimonio. Ciò può sollecitare a riflessioni ulteriori sulla dottrina della fede e a un approfondimento biblico sul Matrimonio, tornando come Chiesa a fare catechesi per adulti. Dobbiamo proporre questo cammino come Chiesa.
Ciò si può fare anche con le 46 domande. Non credo che la Segreteria del Sinodo, che ha fatto le domande (non le ho fatte io, che sono stato il primo a scappare dall’aula appena finito il Sinodo), sia stata volutamente malvagia: ha voluto cercare di essere completa. Ha chiesto al popolo di Dio una verifica e coerenza su ciò che si è detto.
Varie Diocesi hanno risposto alle domande in modo semplificato, compresa quella di Milano, in genere molto precisa.
 
Cristo bussa alle porte della Chiesa, ma non per entrare, per uscire”. Questo ha detto Bergoglio nel Conclave prima di venire eletto Papa.
Anche la nostra povertà, se è onesta è evangelizzatrice. Si parte da una adesione di vita, cui segue una riscoperta.
 
Sono andato al Sinodo perché me lo ha chiesto il Papa. Quando credevo di aver terminato il lavoro, dopo aver scritto un documento per il Sinodo, mi ha chiamato il card. Baldisseri, presidente della Segreteria del Sinodo, dicendomi che il Papa mi voleva al Sinodo. Durante un break del Sinodo sono andato dal Papa per ringraziarlo della convocazione e gli ho detto: “Volevo ringraziarla per avermi nominato padre sinodale”. Lui mi ha risposto: “Anche i Papi si sbagliano”.