Elena e Lucia … in attesa di riabbracciarle

Elena e Lucia … in attesa di riabbracciarle

G.

Questa nostra testimonianza cade nel 25° della morte di Elena e Lucia. Certo il trascorrere del tempo trasforma il dolore, senza eliminarlo.

Rifletteremo su quanto è accaduto nei primi anni del nostro lutto.

Speriamo che la povertà delle parole riesca a comunicarvi la speranza che ci è stata donata da Dio fin dall’inizio.

E questo è un miracolo, un vero e proprio miracolo.

Ma qui, a Credo la Vita Eterna, dove il dolore può essere non solo capito ma condiviso, sono nate e nascono relazioni preziose che ci aiutano a dare il giusto significato alle nostre parole e ai nostri silenzi.

 

L’ultima notte

G.

Era una notte di luglio nella casa di Sestola dei genitori di M. P., avevamo passato una bella giornata e visto una partita di calcio degli europei 1994.  Probabilmente un temporale scatenò qualcosa di strano nei circuiti elettrici tanto da far incendiare il perlinato della stanza più grande della casa e il fumo salì in mansarda dove dormivano Elena e Lucia le nostre primogenite di 11 anni e mezzo, mentre Francesco dormiva giù insieme a noi.

Non riuscimmo a salvarle, ricordo il nostro orrore, l’incredulità, l’impotenza che ci attanagliava, temevamo problemi seri anche per la gravidanza di M. P. al settimo mese (per fortuna poi inesistenti) e per il piccolo F. che aveva 6 anni. Eravamo sconvolti nel profondo.

 

Morte e Vita Eterna

M.P.

Questa notte di orrore e di terrore, è finita. Sono terminate le ore di incredulità e di preghiera, di dolore e di attesa. Siamo all’ospedale di Pavullo. E so che sono morte.

Certamente sono sotto shock e non mi rendo ancora conto cosa vuol dire, che scia di dolore ne seguirà …  ma l’amicizia e l’intimità col Signore ravviva la mia certezza che stanno incontrando il Padre in un abbraccio che è solo felicità, che sono tornate dove tutto ha avuto inizio, a Casa, in una gioia e in una pienezza di vita, immense, più grandi di ogni nostra immaginazione.

Questo mi consola tanto.

Poi c’è un pensiero che ritorna e che mi sostiene: so che ce l’abbiamo messa tutta per dare loro ciò che ritenevamo fosse il loro bene, per renderle felici, perché crescessero al meglio. Una cosa però non era in nostro potere donare loro: la vita eterna. Ora la possiedono, sono al sicuro, sono in salvo.

 

Ferragosto

G.

E’ il giorno dell’Assunzione di Maria, solo un mese e un giorno dopo la loro morte …

Siamo al cimitero, davanti a quei due cumuli di terra ancora fresca … attoniti, affranti … una cappa di smarrimento e di tristezza, ci avvolge.

Quindi finisce così? Qui terminano gioie e fatiche, speranze e dolori, traguardi raggiunti e progetti futuri? Qui termina la loro vita? E’ questa è la realtà ultima?

Proviamo a pregare. M. P. è in lacrime.

Penso alla festa di oggi e do voce ai pensieri. Le ricordo che Maria è salita al Cielo col corpo … e che questo è il destino ultimo di noi tutti. Anche di Elena e Lucia. Anche il loro corpo risorgerà. Fa bene anche a me riflettere su questo. E provare a crederci.

 

 

Il dolore di F.

G.

  1. ha sei anni … prima era il più piccolo di casa, ora è rimasto figlio unico, almeno finché non nascerà il fratellino … allora diventerà il più grande. Sono cambiamenti troppo drastici per chiunque … E immenso è il vuoto lasciato dalle sorelle più grandi. Lui è sconvolto, confuso, addolorato.

E se all’inizio a scuola racconta spontaneamente la perdita delle sorelle, a un certo punto rifiuta di parlarne e che se ne parli. Rifiuta di andare al cimitero. Rifiuta di guardare foto e video. Lo rispettiamo, ovviamente.

Ha frequenti crisi di pianto durante le quali si dispera ed accusa anche Dio. Lo lasciamo sfogare, poi cerchiamo di consolarlo.

Ma dopo tanti di questi momenti, ne arriva uno in cui non sappiamo più cosa dire, abbiamo esaurito le parole. Allora chiediamo l’aiuto del Cielo, di s. Francesco, di Maria, dell’Angelo custode, dello Spirito Santo … “Aiutateci, aiutateci! Qualcuno ci aiuti!” e riusciamo a consolarlo.

 

Le scarpe di Elena

M.P.

Quasi subito, finché ne abbiamo avuto la forza, abbiamo regalato vestiti e scarpe delle nostre figlie, conservando invece gelosamente foto, video, scritti e oggetti significativi.

Ma settimane dopo, aprendo un armadietto, mi trovo davanti alle scarpette ballerine di Elena. E’ un colpo al cuore tremendo quanto inaspettato.

Mi sembra di vedere i suoi piedi, di cui le scarpe hanno assunto la forma. Quel vuoto, però, è per sempre. Non saranno calzate mai più.

Una nostalgia irrefrenabile, un dolore inconsolabile mi atterra.

Mi manca … piango per Elena ora, un pianto personale solo per lei, piango le chiacchiere garrule perdute, i suoi abbracci, le sue confidenze, il suo amore per la natura, le sue curiosità, il mandolino che ancora alle prime armi, suonava … mi manca lei, tenera, dolce, profonda unica Elena. Insostituibile.

 

Nuova vita …

M.P.

Nel frattempo, è nato D.

Lo cambio sul fasciatoio, lo coccolo, lo allatto … ma non mi sento la solita mamma pazza dei suoi figli, allegra e mattacchiona. Risponde al mio sorriso, lo vedo crescere, relazionarsi, apprendere. Ed è quello che desidero, ciò a cui ogni mia azione tende … ma sono come spenta.

Il pensiero, che tengo imbrigliato, alcune volte mi sfugge e riesce a correre fino alla tomba di Lucia ed Elena …

 

Autunno

M.P.

Le giornate si sono fatte più corte … sta arrivando l’autunno. Quando chiudo le imposte, la sera, mi si stringe il cuore … mi pare di lasciare Elena e Lucia al freddo e al buio, fuori dalla nostra famiglia, dalla nostra vita …

 

Scegliere la vita

M.P.

Appena posso scrivo. Sentimenti, emozioni, cadute, rialzate …

E ricopio a computer gli scritti di Elena e Lucia, per poi farne un libretto.

Abituata a ben altri ritmi, mi ritrovo un certo tempo libero perché F. va a scuola e D., buonissimo, mangia e dorme come un angelo. Così so di potermi concedere questi momenti di scrittura che, lo sento, sono terapeutici.

E’ in corso una lotta, tra la vita e la morte e io voglio scegliere la vita. Per i miei figli, per G., per me, per Elena e Lucia stesse.

Quindi evito le situazioni che rischiano di acuire apatia e disperazione, e scelgo quelle che danno pace, che mi rasserenano, come i momenti in cui mi relaziono con Dio. A volte è un rapporto a tu per tu, in cui grido a Lui, chiedo aiuto o mi arrabbio.  Altre volte prego o ascolto la sua Parola con altri. E ricevo suggerimenti, consolazione, forza, luce …

La fede per noi non è una morale o l’insieme di precetti da onorare, ma è l’incontro con Gesù, che ci ama come siamo e senza pretendere niente. E ci salva. Con Lui sperimentiamo ogni giorno che uscire dalla tomba in cui questa morte ci ha gettato, è possibile.

 

Compagni di cammino e di dolore

G.

Un grande aiuto viene anche da amici e parenti che fanno corona intorno a noi, aiuto che accogliamo volentieri. Col tempo però resistono solo alcuni.

Tra questi una coppia che 9 mesi prima aveva perso un figlio di un anno e mezzo.

Lei, in particolare, inizia a telefonare a M. P., si scambiano consigli, sensazioni, si raccontano sogni, riflessioni. Si capiscono al volo, parlano la stessa lingua, vivono lo stesso dolore. Si sentono tutti i giorni, si vedono spessissimo.

Attraversare il dolore in compagnia è un dono, e lo sperimenteremo profondamente anche negli anni successivi iniziando il cammino di Credo la Vita Eterna

 

Il nostro dolore, la loro gioia

M.P.

Carrello alla mano, giro per gli scaffali del supermercato.

Da lontano vedo una mamma con una ragazzina dell’età delle mie figlie. Sono impreparata e quindi più indifesa …  la nostalgia arriva come un ciclone, m’investe, mi abbatte e non posso né voglio resisterle. Anche se sono in mezzo alla gente, non riesco a contenere il pianto.

Sono inconsolabile. Le voglio e basta. E non potrò più riaverle.

Eppure, dopo un po’una forza mi rialza, e sento come una carezza che mi asciuga le lacrime: perché so che sono vive.

Le rivedrò … è solo questione di tempo e di desiderio di Dio.

Poi, la loro gioia è immensa, la percepisco aiutata dal ricordo di come erano felici quando dovevano andare ad una festa. Sì, il pianto è legittimo, è anche un modo di onorarle, ma non posso rimanere nella disperazione. Voglio gioire della loro gioia, voglio che siano fiere di me.

 

I ricordi sfumano

M.P.

E’ una grigia domenica pomeriggio mesi dopo … vorrei solo starmene da sola …   pensarle, afferrare quel poco che mi rimane di loro … la memoria di com’erano, della vita trascorsa insieme.

Il tempo, nemico inclemente, sta appannando le immagini, sfumando i particolari …  ed orrore, anche se provo a richiamare il timbro delle loro voci, così unico e personale, non lo sento più.

Vorrei aggrapparmi ai ricordi, fissarli almeno sulla carta, scrivendo tutto ciò che ancora conservo nella memoria, e sono 11 anni e mezzo di vita insieme. Mi serve tanto tempo …

Ma … è poi giusto vivere nel passato trascurando il presente?

Il pianto di D. mi chiama. Ed anche F. chiede attenzione … Ho la risposta.

E’ dura, però … mi pare di perderle per la seconda volta, di perderle del tutto.

Eppure, sento nel profondo che nulla andrà perduto, che tutto viene conservato per noi nei Cieli.

E mi fido.

 

In solaio

M.P.

Intanto sono passati due anni ed è nata C.

Eccomi in solaio a stendere tutine ed indumenti da bimbi piccoli e da neonati.

Mi sento senza forze. Sono come quel coyote dei cartoni animati che corre corre, ma è sempre allo stesso punto. Ancora fatiche, ancora bimbi piccoli da accudire, ma le figlie che avevo già cresciute, collaborative e desiderose di aiutare, non ci sono più.

Ormai l’ho capito: la loro assenza è irreversibile. Sono scomparse ed hanno lasciato un vuoto feroce, incolmabile, spietato. Lucia ed Elena non le vedrò più su questa terra. Mai più.

Cosa darei per rivederle anche solo un attimo, risentirle magari solo al telefono!

Sono perse per sempre le confidenze tra noi, le risate, i dialoghi profondi.

Come farò a vivere tutta la vita senza di loro?

Come farò a crescere questi figli? Dove troverò la forza?

Mi sento schiacciata dalla morte e dalla vita.

Ma un pensiero di luce viene a confortarmi … E’ troppo il peso di una vita intera da portare in un solo giorno.

Inoltre … cosa ne so del mio domani? Di quanto vivrò? E di come sarà?

“Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.” (Mt 6,34)

Ogni giorno il mio obiettivo sarà allora di arrivare a sera.

 

Sono con noi

G.

Quando nel 2001 abbiamo traslocato nell’appartamento dove viviamo ora, il Signore ci ha fatto due sorprese, per farci sentire, come dire, la presenza di tutta la famiglia:

proprio accanto a noi abita la famiglia di G. la migliore amica di Lucia … e nello svuotare la cantina da quanto il precedente inquilino aveva lasciato, ho trovato un mandolino, un po’ scassato, dentro una custodia … Elena negli ultimi anni suonava il mandolino ed era entrata in un gruppo mandolinistico….

 

L’abbraccio di Lucia

M.P.

Una musica arriva all’improvviso e una struggente nostalgia di Lucia m’invade il cuore … le sue suonate al pianoforte…  la sua vicinanza agli ultimi, il suo desiderio di giustizia, il suo amore per la pace … era così passionale, allegra ed estroversa che aveva un sacco di amici …

E mentre il desiderio di lei diventa prepotente, rivedo noi due negli ultimi tempi al lago della Ninfa ed il suo abbraccio, che avvolge anche il mio pancione dentro cui staziona D.

Spero che questo abbraccio continui … per noi, per i suoi fratelli, per le persone a lei care … Forse sta a noi aprire gli occhi del cuore alla loro presenza amorevole e nascosta …

 

Epilogo

G.

Sono convinto che questa nostra storia ci abbia portato pian piano a non sentirci così radicati su questa terra, ma senza depotenziare il senso di responsabilità … ci abbia spinto a dare, rispetto a prima, priorità diverse alle cose, a discutere con Dio, come capita di leggere in tanti Salmi. Per me è stato importante anche leggere il libro di Giobbe, in particolare un commento dal titolo “Parlare di Dio a partire dalla sofferenza dell’innocente”di Gustavo Gutierrez…

Come Giobbe, dopo essermi a lungo interrogato, non pretendo di trovare una risposta razionale e definitiva al problema della sofferenza, ma piuttosto di avere sempre la forza di affidarmi a Dio, di riuscire ancora a scommettere sull’amore paterno di Dio.

M.P. e G.

 

Incontro di martedì 29/01/2019