NOTE SUL QUINTO INCONTRO


Educhiamo all’affettività degli Adolescenti/5
Educhiamo all’affettività degli Adolescenti/5
“Riscoprire la tenerezza”.
Introduce la dott.ssa Costanza Miriano, giornalista e scrittrice
 
 
In questi appuntamenti, arrivati ormai all’ultimo, abbiamo parlato di sessualità, di processi evolutivi, di comportamenti maschili e femminili, di educazione…ma la nostra riflessione sarebbe incompleta se non ci fermassimo sullo stile in cui tutto ciò deve realizzarsi!
Di questo ci ha parlato lunedì sera la dott. Costanza Miriano (finalmente una voce femminile!), dichiarando da subito che l’educazione non è una tecnica di “strategie”, ma di conversione personale che facciamo su noi stessi.
I figli infatti “imparano” con gli occhi, vedono se le cose che proclamiamo corrispondono a come viviamo, e quindi noi genitori dobbiamo innanzitutto essere seri con noi stessi. San Francesco richiamava tutti ad annunciare Gesù “anche con le parole”, cioè non primamente con queste, ma con la vita!
 
Se i figli vedono il nostro desiderio di perdono e di tenerezza, imparano da questo che sono amati anche se imperfetti; imparano che Amore non è solo sentimento, ma è comandamento, decisione, scelta, che non è sempre spontaneo ma voluto(“fare come se…”, diceva Josemaria Escrivà); sanno che la CASA è una garanzia per loro, perché è lì che il padre li aspetta, quando vorranno tornare.
Anche quando si “perde il controllo” dei figli, come Maria e Giuseppe nel Tempio,
occorre affidarsi  al Signore; quando i figli mettono in discussione le certezze e ci mettono alla prova, noi dobbiamo RIMANERE, sapendo che c’è Qualcuno che li custodisce. E in ogni figlio dobbiamo vedere quel che c’è di bello, non dandoli mai per “scontati, ma facendosi aiutare anche dagli altri a vedere i germogli di novità e di bene che ci sono in loro!
Esiste  una forte tentazione per noi adulti: quella di pensare che ci sia un’altra realtà possibile in cui saremmo più felici!  Ma è proprio QUESTO il luogo in cui il Signore ci ha voluti! E’ proprio “nei calzini spaiati” che c’è la Sua chiamata alla conversione! Vinciamo dunque la tentazione di fuggire, facendo una “scelta di obbedienza alla realtà”, e facciamo in modo che proprio IN ESSA i figli ci vedano contenti!
Il “pensiero unico” del mondo di oggi non ci parla molto del Matrimonio, ma solo dei conflitti che si scatenano causati dalle differenze tra uomo e donna. Essere maschi e femmine è realmente molto diverso, a partire dall’uso che facciamo delle parole: per la donna hanno la funzione di “svuotare il sacco delle emozioni”, mentre per l’uomo servono per risolvere i problemi.  Così è per i gesti: l’uomo compie gesti di “servizio” e di soluzione dei problemi, mentre la donna vorrebbe i complimenti! Ma occorre cogliere, quasi “tradurre” questi messaggi per coglierne l’intenzione di tenerezza!
Inoltre, curare l’abbigliamento anche quando non sei al lavoro, riservare per casa le energie migliori, non perdere il controllo fra le mura domestiche, avere cura dell’intimità e non lasciarla come “l’ultima cosa della giornata”: questi sono tutti gesti di tenerezza, e sono anche educazione verso i figli, che vedono se tra i genitori anche questo aspetto funziona.
La proposta che la Chiesa fa riguardo l’affettività e la sessualità è la più corretta, la più ricca e la più bella di tutte, perché è la cura del rapporto “a tutto tondo” ,  nella prospettiva del Matrimonio e dell’apertura alla vita, con il richiamo alla castità come Cristo, rinunciando al possesso dell’altro e tenendo l’Amore del Signore come cardine della relazione.
Questo educarsi all’attesa, nella scelta di non avere rapporti pre-matrimoniali,  porta ad una maggior creatività nell’espressione della tenerezza rispetto al solo rapporto sessuale.
L’uomo e la donna hanno due “nuclei di peccato” diversi: quello femminile è il desiderio di manipolare, di “formattare” lo sposo e i figli, prendendo il controllo degli spazi e delle persone: non a caso San Paolo richiamava le donne a stare sottomesse ai mariti (Col.3, 18). Anche se questo atteggiamento nasce da qualità specifiche della donna, quali la sensibilità e la capacità di capire gli altri, spesso dilaga in un’ingerenza vera e propria! La sottomissione invece è l’obbedienza alla realtà che diventa via per la felicità, è la Croce che ci fa entrare in un altro colore di vita!
Il rischio di peccato maschile è invece il “non dare la vita”, il tenersi stretta una parte di vita per sé in cui coltivare i propri interessi personali: ecco perché San Paolo richiama i mariti a dare la vita per le mogli (Ef.5, 25), come Cristo ha amato la Chiesa! Gli uomini spesso cercano la comodità, il “sedersi” in casa anziché mettersi in gioco completamente!
Se noi donne rinunceremo al controllo e, senza lamentarci e senza aspettarci qualcosa in cambio, daremo spazio all’uomo, innescheremo una dinamica diversa in casa ed impareremo finalmente ad amare nella libertà.
Simona Leonelli