NATI PER VOLARE

INTERVENTO ALLA 4 GIORNI DI FIUMALBO (Pastorale Giovanile Diocesi di Modena) 8-11 SETT. 2005

Perché siamo qui?

Per almeno altri due validi motivi:

 

  1. Perché in questa 4 giorni si sta parlando di speranza: una speranza che sostiene, rialza, e che può addirittura rendere capaci di volare.

Ebbene, quella stessa speranza sorregge anche noi, riesce spesso a sollevare “il nostro viso dalla polvere”e a volte è capace di portarci in volo.

 

  1. Poi si vuol parlare di giovani a giovani,destinati, chiamati, nati appunto per volare. E anche qui ci siamo dentro e capirete dopo il perché.

 

Vi raccontiamo brevemente la nostra storia e contemporaneamente spieghiamo il primo motivo: la speranza che può rendere capaci di volare.

11 anni fa, attendevamo il quarto figlio. Ne avevamo altri tre, uno di 6 anni e due gemelle-sorelle di 11 anni ½.

Le più grandi avevano terminato le elementari, il più piccolo la scuola dell’infanzia.

Era luglio e ci trovavamo in vacanza a Sestola, quando nel cuore della notte, scoppiò un incendio.

Elena (le due sorelle dormivano in mansarda, sopra di noi), ci svegliò, bussando sul pavimento e salvandoci la vita, ma pochi minuti dopo, l’ossido, il fumo, che aveva invaso tutta la mansarda, se le portò via.

Le nostre due figlie primogenite, perdute per sempre in una notte d’estate, dopo quella bellissima ultima giornata di vita terrena, in cui avevano dipinto, letto, passeggiato nei boschi, cantato e visto con noi una partita di calcio in TV, Italia Bulgaria.

Vi chiederete cosa c’entra la speranza in questa storia?

Che cosa si può sperare davanti alla morte di due ragazzine piene di salute, di vita e di voglia di vivere? Dice un detto popolare. “Finché c’è vita c’è speranza”e un altro: “A tutto c’è rimedio fuorché alla morte”

Molti anni prima, però, avevamo stretto un’amicizia speciale col Signore, avevamo percorso e stavamo percorrendo il cammino insieme a Lui e avevamo scoperto che ci voleva bene davvero, un grande amore nei nostri confronti e quindi, dell’umanità intera.

In quel momento di prova e di dolore, sentimmo il Suo sostegno e la Sua forza, più vicini che mai: nonostante la sofferenza, la lacerante assenza fisica di Lucia ed Elena, la nostalgia acutissima, ci sembrò di essere portati in braccio.

Inaspettatamente, ci scoprimmo pieni di speranza, una speranza che sconfinava nella certezza e aveva i contorni della fiducia.

Speranza, ma ne eravamo praticamente certi, che fossero tornate alla casa del Padre, da Colui che le aveva create ed amate da sempre, prima ancora di noi genitori.

Speranza che la vita non finisca con la morte, che continui.

Speranza che la vita Eterna non sia noiosa, immobile, ma ricca, completa, felicissima.

Speranza che Elena e Lucia siano rimaste loro stesse, ma appagate, trasfigurate, pienamente realizzate: che siano finalmente, appieno, quello per cui erano state create, senza intoppi, senza stand- by.

Speranza che anche il loro corpo risorgerà.

Speranza che ci ritroveremo, che la separazione è solo momentanea.

Speranza che siano semplicemente arrivate prima di noi a vivere un destino di felicità che è preparato per tutti.

E quindi, speranza nella vita. Ecco perché dopo il nostro quarto figlio, ci siamo aperti all’accoglienza di una nuova vita, convinti che si affacciasse a un’esistenza eterna.

Speranza nell’amore, nel Bene.

Speranza in Dio che può trasformare una situazione di morte, e quindi la morte, in vita.

Lui ci ha portato su ali d’aquila ecco perché possiamo essere annoverati tra quelli che hanno fatto l’esperienza del volo.

Siamo persone che cadono spesso, e per tanti tipi di morti, ma poi si lanciano di nuovo, cercano Chi li può risollevare.

Potevamo noi, che siamo senza ali, volare? E possiamo tuttora? Qualcuno ce le ha date le ali. Non viene da noi la nostra forza. Noi potevamo solo cercarla, accoglierla, volerla ma la forza non è nostra. Non è in nostro potere vincere la morte. Gesù, è uscito dalla tomba e può fare la stessa cosa per ciascuno di noi.

 

Il secondo motivoè più difficile e delicato: sull’articolo che abbiamo letto su Nostro Tempo e che presenta la 4 giorni, si dice che ci saranno testimonianze di giovani in volo.Infatti, doveva venire una coppia di giovani e coraggiosi sposi, che però si sono trovati impossibilitati: il loro bambino è sembrato intenzionato a nascere prima del previsto!

È vero che sentiamo che il Signore ci mantiene vivi, sentiamo un fuoco dentro che, in un certo senso, “rinnova la nostra giovinezza”.

Ma il non essere comunque più giovani ci ha messo un po’ in imbarazzo. Da qui è nata l’idea di dare effettivamente voce alle nostre giovani in volo, ad Elena e Lucia che di sicuro volano alla grande. Più di tutti noi.

Proviamo, insieme, a non pensarle come sfortunate, perdute, morte, ma vive, felici, attive.

Ora ve le presentiamo.

Qui sulla terra Elena suonava il mandolino.

Era e certamente è ancora, di una sensibilità dolce, profonda, era introversa e contemplativa, naturalmente con i suoi difetti, a volte un certo nervosismo (pensiamo che non se la prenderà se diciamo anche questo)

Era molto timida: se avvertiva di non essere gradita ad un’amica si ritirava. Così ne aveva poche.

Era curiosa, attenta alla natura che ammirava e amava moltissimo e che ritraeva con varie tecniche pittoriche, oltre che descriverla in versi.

Vi leggiamo ora due poesie di Elena, che poi vi distribuiremo.

 

VOLARE                                                     DEDICATO A TUTTI I MORTI

29.4.94                                                           22.6.94

Volare.                                                           Vola in cielo da Gesù Cristo

Sfiorare il mare lontano,                              E Immensamente FELICE sarai.

ingoiare il vento sulle alte vette,                  Vola nel cielo dagli

accarezzare le pallide nuvole                       Angeli bianchi che intonano canti

che nascondono la presenza.                       e felice sarai.

E poi

entrare in una sorgente

di luce pura

che lambisce il cielo.

Teatro di colori.

Volare.

Un sogno.

 

Un giorno ci raccontò che veniva presa in giro da alcuni suoi compagni di scuola perché prima di mangiare si faceva il segno della croce. E pianse molto.

Quando ascoltiamo il brano delle Beatitudini ci colpisce sempre il versetto “Beati voi quando vi

insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.”

Noi crediamo sempre che Elena sia andata a ricevere la sua ricompensa e quindi sia immersa in una gioia immensa. Crediamo che abbia trovato risposta a tutte le sue curiosità e che possa contemplare non solo tutto il creato, ma anche Colui che a tutto ha dato origine.

 

Erano molto diverse fisicamente (Lucia era più alta) e di carattere.

La Lucy suonava il pianoforte.

Al contrario della sorella, era (e certamente lo sarà ancora) estremamente estroversa, ma anche combattiva ed intraprendente. Era sempre pronta a gettarsi in qualche crociata in difesa dei più deboli, o per combattere un’ingiustizia.

Aveva un sacco di amici e molti bei rapporti. Ma faticava parecchio se si vedeva messa da parte e reagiva lottando ed arrabbiandosi. (Non se la prende neppure lei, se riveliamo questo particolare, felice com’è!) Anche lei amava dipingere e scrivere, ma il suo stile era avventuroso – aveva iniziato a raccontare le avventure di “Bat Lucia”- e le sue poesie parlavano spesso di pace.

Pure lei, come Elena era molto profonda.

Ora leggiamo due poesie anche di Lucia.

 

SENZA TITOLO

2.1.94

Non lasciamo che il sole tramonti nei nostri cuori,

lasciando solo una striscia sul mare.

 

UN SOGNO

31.05.94

Un sogno ci sovrasta: la pace.

La pace fiorita, chiara, splendente

Esalante una pura luce d’amore.

Due occhi in un infinito che scrutano, scrutano ma

non vedono quel desiderio.

Si ode un rumore: un’esplosione, raggi infuocati.

Oh uomo. Perché ti distruggi?

 

Lo stesso brano delle Beatitudini nei versetti “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati”e“Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio” ci fa pensare che ora questa parola si è compiuta in lei. E che è beata, cioè molto felice.

Crediamo che continui nascostamente, a lavorare per la pace, per la giustizia.

Crediamo che in modo misterioso, suonino entrambi i loro strumenti per il Signore, per lodarlo e per ringraziarlo; e che vivano d’amore e circondate dall’amore, in una perfetta comunione con Dio, sorgente di ogni Bene, e con tutti gli abitanti del Cielo.

Le pensiamo in volo. E con loro ci sono anche i cari di ciascuno di noi, che ci hanno preceduto alla Casa del Padre, i nonni, gli amici …

In volo in Cielo, ma misteriosamente anche in volo attorno a noi, per collaborare all’opera del Signore, perché possa regnare l’amore tra di noi.

Perché anche noi possiamo volare.

 

Maria Pia e Giovanni Rompianesi