A Massi

Disse Dio: Vi affido uno dei miei figli per qualche tempo: amatelo fino a quando la vita non lo abbandonerà. Potranno essere giorni, settimane, anni, ma vogliate prendervene cura per me fino a quando non sarà giunta la sua ora. Anche se rimarrà con voi per breve tempo il ricordo della sua tenerezza e del suo amore vi sarà di consolazione nel dolore.

Così disse Dio e così fu.

Quella mattina, un giovedì di 5 anni fa,  un angelo  ha  messo le ali al mio Massi e lo ha condotto fino in PARADISO.

Una telefonata:  ‘presto corri all’ospedale ‘Massi ha avuto un incidente ‘. non so se è grave’non sappiamo niente ‘.corri’. E io di corsa: il cuore in gola, io che mi ripetevo non può essere tanto grave, un incidente in città, un braccio, una gamba rotta, tutto si aggiusterà e poi ‘Massi era al lavoro. Arrivo al pronto soccorso, mi fanno aspettare e poi un medico, l’imbarazzo, ”’.signora si accomodi… e poi  il mondo crolla… ma con chi parlano, di cosa parlano?

Quando un figlio, un marito, un familiare’se ne va di colpo non c’è tempo per prepararsi e ci scopriamo inermi di fronte all’immenso dolore difficilmente quantificabile o descrivibile a parole, un dolore che può portare alla più completa disperazione. L’eco di domande che non possono avere risposta si fa ossessivo ed assillante nella mente, rimbomba nel nostro cervello e non ci lascia un istante. Il cuore è troppo carico di angoscia per cercare di fare qualche piccola opposizione alla nostra mente e ai nostri perché.

Non ti riconosci più, non sai più chi sei. Ti rannicchi in un angolo, ti senti annientato’ nello spirito e nel  corpo. Non hai più tuo figlio, l’oggetto del tuo amore. E così cominci a pensarlo e ripensarlo’ quando l’hai avuto dentro di te, quando è nato, quando l’hai stretto al petto, quando ha balbettato le prime parole ..quando ha mosso i primi passi, quando lo accompagnavi a scuola, lo ascoltavi, quando ti parlava del suo primo amore, quando lo rimproveravi sicura che ti avrebbe capito e poi pensi a quel maledetto tragico giorno, quando qualcuno con imbarazzo ti ha detto ciò che mai avresti voluto ascoltare

Il dolore che provi ti accompagna ogni passo della vita quotidiana e rinasce più forte ogni volta che un gesto, una frase, un avvenimento, fanno tornare alla memoria sprazzi di vita vissuta con lui.

Si fa fatica ad aprire gli occhi ogni mattina perché sai che aprire gli occhi vuol dire affrontare un nuovo giorno con il peso di un vuoto che non si calmerà mai. Non sempre si è in grado di esprimere a  familiari, parenti ed amici tutto ciò che si prova. Molte volte ci si sente estranei, incapaci di comprendere il dolore degli altri componenti della famiglia: ognuno si chiude in se stesso, nei propri silenzi, e continua a vivere per inerzia. Gli amici di un tempo ti abbandonano, non ti capiscono, hanno paura del tuo dolore. Così per non metterli in difficoltà, per non rinnovare il dolore nei familiari non si parla del figlio, di quanto lo si amava e ci amava, di quanta gioia ci ha donato, della sua voglia di vivere, di come era bella e piena di gioia la sua e la nostra vita.

E allora si cerca di affogare il dolore in un vortice di attività sempre con tanta frenesia, per non pensare. Poi nel tempo ci si rende conto che tutto quel fare non ti aiuta, perché il vuoto è sempre dentro di te .

Allora in fondo al tunnel della disperazione una tenue luce appare ‘con l’incontro di chi veramente capisce cosa vuol dire perdere un figlio.

E’ una comunità, un gruppo dove non ci si piange addosso, si asciugano le lacrime con delicatezza, ci si capisce senza sprecare mille parole, ci si comprende e soprattutto ci si sostiene e ci si aiuta nel rispetto dei tempi di ciascuno.

Si incontrano genitori con i quali condividere il dolore e pregare insieme .

Si prende coscienza che la vera identità di chi ci ha lasciato ha solo cambiato quel vestito usato del nostro corpo ma continua in una dimensione diversa a starci vicino e a vegliare su di noi. Grazie anche a dei Sacerdoti ci si mette in cammino

Si stringono nuove amicizie, ci si confronta, e soprattutto si prega perché con la preghiera ci si sente più vicini a chi abbiamo perso.

Il dolore accomuna tutti. Si impara a camminare sulla strada della speranza, ci si aiuta a guardare la notte per poter scoprire che ancora in cielo le stelle sono numerose.

Ci si aiuta a guardare al di là dell’impossibile umano.

Ci accomuna la necessità di aumentare la fede per giungere alla certezza che Gesù che tanto ci ha amato ha definitivamente sconfitto la morte con la sua resurrezione.

Perciò è sempre là all’imbocco del tunnel della morte pronto per afferrarci e portarci nella gioia più perfetta senza più se e senza più ma.

Massi che già conosce la gioia di essere con Cristo ci può aiutare ad avere più fede, più speranza e più amore per tutti

E sarà questo il segno della sua presenza feconda nella nostra vita.

G.

Incontro di martedì 20 maggio 2014